La domanda di un lettore:“Nei riguardi di D’Ambrosio, spinti un po’ tutti da preconcetti?”.
Merita rispetto e dovuta attenzione chi è solito firmare il proprio pensiero, convincimento o supposizione che sia. Altrettanto dicasi di chi telefonando ha l’accortezza e la buona educazione di far presente nome e cognome.
Non mi sottraggo pertanto ad una seppur sintetica risposta a chi mi dice “… leggo quanto lei, da lontano, scrive sulla nostra Santeramo e ne apprezzo la capacità a farsi capire, però mi vado chiedendo, e non sono il solo, perché mai del nostro sindaco tutti stigmatizzino, lei compreso, solo e sempre le negatività. In questi cinque anni Michele D’Ambrosio ha certamente mostrato grossi limiti nel modo di governare e di comportarsi, ma qualcosa di buono avrà e starà pur realizzando. Perché non parlarne?Prevalgono i preconcetti?”.
Rispondo.
Non credo che le cose stiano così. Almeno per quanto mi riguarda.
Vado per gradi.
Quanto al parlare già vi provvede, e fin troppo, D’Ambrosio stesso. Sempre l’identico spartito. Sempre la trita e ossessiva autoreferenzialità. Una noia e un fastidio infiniti. Un’orgia di’“io, io” accompagnata dal “noi facciamo, noi facciamo… una Santeramo così non si era mai vista!”.
Soffrendo probabilmente la mancanza di apprezzamenti che non gli pervengono dagli amministrati, vi sopperisce assegnandoseli da solo. L’abusata sua pagina facebook ne trabocca. Un boomerang. Una controproducente puerile ingenuità.
Prevenuto nei suoi confronti? Assolutamente no.
“Preconcetto è idea o persuasione che ci si forma su qualcuno o qualcosa prima di conoscerli direttamente e che impedisce giudizi sereni e spassionati” (Zingarelli).
Io di D’Ambrosio, sino a ieri altro, ignoravo persino l’esistenza. Sono stato portato a conoscerlo politico quando, salito a Palazzo di Città, ha provveduto lui stesso in prima persona a farci capire di che pasta è fatto. In questo non perdendo tempo, partendo infatti fin dall’esordio in Piazza Garibaldi, (serata del suo sopravvivere al ballottaggio) quando all’avversario sconfitto non dedicava neppure il consueto saluto di rito ma tutto l’irridente sarcasmo del dire “Zeverino, accetta un consiglio: lascia stare la politica… non è cosa per te.. . a praticarla ci vuole ben altro… Buongiorno Santeramo, buongiorno Santeramo, è tornato il sereno!”.
Rozzo nel comportamento, supponente nella presunzione, sconcertante nel modo d’essere.
Pertanto esistenza a monte di mio pregiudizio verso persona mai prima conosciuta? Non scherziamo! Siamo seri! E, soprattutto, stiamo ai fatti.
Di D’Ambrosio mi hanno indubbiamente indignato i comportamenti. E di questi, e solo di questi, mi sono occupato, lasciando a chi vive sul posto la valutazione del suo operare quotidiano.
Una rivisitazione di accadimenti e circostanze è lì a testimoniare quella che ritengo incolmabile inadeguatezza del personaggio D’Ambrosio a ricoprire la carica di primo cittadino.
Credo di non ammantarmi di doti divinatorie spingendomi a ritenere che né giochi, giochini, alchimie, acrobazie e salti vari della quaglia dell’ultima ora potranno servire a salvargli la tanto agognata fascia tricolore. Sempre che la sopportazione abbia un limite e la decenza le sue regole invalicabili.
Al mio franco interlocutore e a quanti mi gratificano della loro attenzione, il mio saluto e il mio grazie.
Che bella risposta data a uno degli apostoli superstiti di colui che si crede pari al messia. Che dire, ormai D’Ambrosio al suo seguito non conta che qualche scagnozzo annebbiato da vili fanatismi. Chi ancora difende questo personaggio lo fa tradendo persino il suo stesso istinto, incurante di quanto rimorso presto busserà alla sua coscienza.