Un progetto scientifico per valorizzare le specie di tartufo presenti nel Parco dell’Alta Murgia, in Italia tra le zone più ricche del pregiato fungo ipogeo. L’Ente Parco e il Di.S.S.P.A, il Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti dell’Università di Bari, hanno firmato la convenzione di ricerca “Il tartufo nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia”, per individuarne le specie, stimarne le produzioni e valutare le possibili ricadute sugli ecosistemi delle aree di raccolta. Un progetto le cui finalità sono state condivise a monte con l’assessorato all’Agricoltura della Regione Puglia e i cui risultati serviranno anche a stabilire le modalità di raccolta, in un’ottica di sostenibilità ambientale.
Le attività progettuali sono state presentate nella sede del Parco di Gravina in un incontro con le con le associazioni dei tartufai. Prevedono la predisposizione di schede di monitoraggio, l’individuazione di tutti i cercatori di tartufo autorizzati dall’Ente Parco, la somministrazione di questionari, la raccolta e l’analisi dei dati e infine la valutazione delle incidenze sugli ecosistemi, come previsto dall’art. 4 della Legge regionale n. 8 del 2015 che disciplina il numero massimo di autorizzazioni. Le varie fasi dovranno svolgersi nell’arco di dieci mesi dalla sottoscrizione della convenzione, con relazioni intermedie a cura del Di.S.S.P.A e tavoli tecnici per fare il punto sull’avanzamento delle ricerche.
Per esaltare le qualità del tartufo e potenziarne la promozione nella filiera agroalimentare, il Parco ha proposto l’istituzione di una consulta volta a monitorare le attività di ricerca, raccolta, conservazione e commercializzazione dei tartufi freschi. Il gruppo di lavoro comprenderebbe Ente Parco, la Federazione Nazionale Associazione Tartufai Italiani, l’Associazione Nazionale Tartufai Italiani, l’Associazione Nazionale Tartufai Italiani Regione Puglia, l’Associazione Tartufo del Parco dell’Alta Murgia e l’Associazione Tartufai Alta Murgia.
«Tra le numerose eccellenze del Parco spicca il tartufo – dichiara Francesco Tarantini, presidente PNAM – un tesoro da tutelare la cui concentrazione abbonda in molte aree del territorio. L’obiettivo del progetto è la piena valorizzazione delle specie presenti, una risorsa per l’intera regione, che puntiamo a sviluppare con un approccio sostenibile alle aree di raccolta, coniugando la crescita economica con la conservazione dell’ambiente naturale».