QUALE DESTINO PER LE CHIANCHE DI VIA ROMA?

Il meglio sarebbe che le chianche non fossero rimosse. Non ne hanno bisogno.

La bella foto del mio caro Amico Adamo Morgese, che sinceramente ringrazio, mette in bella evidenza il tesoro delle chianche di Via Roma che per circa sessanta anni sono state seppellite sotto una spessa coltre di asfalto. I lavori di scarificazioni hanno, quindi, portato alla luce le antiche basole in pietra che furono messe a dimora circa 150 anni fa da maestri scalpellini santermani che le modellarono una ad una. Lo stato di conservazione è ottimo, considerato il tempo trascorso.

Vi sono dei tratti scoperti a causa di lavori per la realizzazione di servizi pubblici che hanno distrutto il basolato perché eseguiti senza controllo. Ma l’insieme tiene. Quale destino, allora, per queste chianche? Sarà simile a quello degenerativo di Piazza Garibaldi quando tante basole furono affettare come fette di salame?

E’ urgente che chi è preposto, come la Soprintendenza alle Belle Arti, controlli costantemente e adeguatamente l’andamento dei lavori. Non se ne lavi le mani. In ogni chianca c’è tanta storia di Santeramo che non può essere distrutta. Il meglio sarebbe che le chianche non fossero rimosse. Non ne hanno bisogno. Vanno ripulite dai residui di catrame ma non toccate per non combinare altri pasticci come quelli fatti in Piazza Garibaldi dove, in alcune parti, non si può parlare di cianche ma di mattonelle.

Per favore: fatelo per i nostri Genitori che con tanta sapienza ricamarono anche Via Roma!

Laddove questo importante lavoro di recupero potrebbe risultare insufficiente a causa di lavori eseguiti senza criterio di conservazione e di rispetto successivamente alla loro originaria sistemazione, si potrebbe pensare a lavori di rappezzatura di quei segmenti stradali che eventualmente risulterebbero scoperti, con chianche compatibili con quelle esistenti che si possono trovare anche al mercato libero e/o con i residui delle stesse chianche dopo i recenti lavori di rigenerazione urbana che hanno interessato, non senza scempio storico e culturale, la centralissima Piazza Garibaldi.

Saremo ascoltati? Speriamo che la Soprintendenza scenda in campo anche se nessuno nutre uno spicciolo di fiducia. Le orecchie di chi dovrebbe ascoltare sono più dure della pietra del serrone, e le loro mani impietrite.

 

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