Colpa grave della tv. Discorrere senza fine e senza avere competenza necessaria significa provare a prendere in giro i telespettatori.
Per chi ha provato a fare televisione per lunghissimi anni come me, duole il cuore dover dare una valutazione sui palinsesti televisivi di questo periodo. Sono davvero deprimenti e ripetitivi. Da mattina a sera, e anche la notte, non si fa altro di parlare del contagio. Tutti sono ormai esperti nel dare consigli, esprimere opinioni, fare previsioni. Molto più bravi nel chiacchierare a vuoto. Quando poi il parlare è dei cosiddetti politici italiani, eccelsi nella mediocrità, viene il voltastomaco. Il loro subdolo fine è soltanto quello elettoralistico come se, seduti sui divani di casa, non vi fossero persone che sanno ragionare o si sforzano di farlo, ma pacchi di schede elettorali. Così non va. L’acuta emergenza che stiamo attraversando, non può essere materia di stancante valutazione politica. La situazione è e deve essere soltanto materia trattata dalle mani degli esperti, quindi dai Medici i quali sono gli unici ad avere titolo e competenza professionale per fare tutte le valutazioni che si intendono fare. La politica deve soltanto tacere, ascoltare e fare quello che i Medici decidono di fare. Per la prima volta, quindi, la politica – strano a dirlo ma non può essere diversamente – deve sottostare alle decisioni sanitarie, se davvero si vuole il bene del Paese. Non p tempo di parlare di contagio in termini elettorali. Discorrere senza fine e senza avere competenza necessaria significa provare a prendere in giro i telespettatori. L’unico interlocutore della politica con gli Italiani è il Presidente del Consiglio, non perché si chiama Giuseppe Colte. Credo che lo stia facendo bene come lo avrebbe fatto bene qualsiasi altro. Si può dire che poteva farlo meglio. Certamente. Ma con il senno del poi, tutto diventa perfetto. Ascoltare, invece, pareri ed opinioni che tendono a speculare sulla situazione per provare a portare nel fienile qualche voto in più, è semplicemente penoso e rende perfettamente l’idea che l’Italia, con pochissime eccezioni, ha una classe dirigente da smontare e da ricostruire. E questa è l’occasione buona!
Altra cosa è trattare le conseguenze del contagio, in primis quella dell’economia. Non credo che in Italia vi sia una sola persona che ha la presunzione di fare politica, che non abbia a cuore il bene materiale di tutti, intendendo per tale, il lavoro, il reddito mensile e le più ottimali condizioni di vita per tutti. Non credo nemmeno che le ricette da qualsiasi parte messe sul piatto siano il toccasana. Tutte sono ricette perfettibili. L’intelligenza politica che mostra segni di manchevolezza, non ha compreso volutamente che si deve fare squadra per condurre a mediazione le vari opinioni. Non c’è altra via oltre questa, anche se per le forze di opposizione è una pillola amara. Non c’è altro rimedio anche per le forze di maggioranza, quelle animate da intenti “ad excludendum”. In altra recente news ho paragonato la situazione attuale ad una casa che brucia. Chi è più bravo e sta in prima linea, faccia la sua parte; chi è nelle retrovie, faccia quello che può. Lo scopo comune è spegnere l’incendio e nessuno ha tra le mani l’estintore più efficace per domane le fiamme, ma tutti hanno chi un secchio e chi un bicchiere d’acqua per raggiungere l’obiettivo primario della salvezza della casa Italia.
Colpa grave è della tv che dà loro voce in maniera esagerata. Che debbano parlare tutti, è sacrosanto; che debbano coprire spazi enormi, è un’offesa all’intelligenza degli Italiani. Il contagio non può essere trasformato in una stucchevole tribuna elettorale né in un assillo da mattina a sera nell’ascoltare sempre le stesse cose da parte di colleghi giornalisti, a caccia per mestiere, dell’intervista migliore, quella che serve ad alzare gli indici di ascolto. Il troppo, stroppia. L’informazione è il sale della democrazia, soprattutto quando è corretta e veritiera; il suo abuso, stanca e produce l’effetto contrario. Allora, se a me fosse possibile, utilizzerei tanti spazi televisivi per alleggerire lo stato d’animo dei telespettatori mediante una programmazione televisiva più leggera, divertente, distraente, allegra. Per intenderci, la tv degli anni ’60 e ’70, quando la famiglia ed i vicini si riunivano per trascorrere in compagnia qualche ora di relax. Magici i varietà di quel tempo, divertenti i film, istruttiva ed avvincente la tv dei ragazzi, dosata l’informazione! Poco, molto poco spazio a tutto il resto. Credo che questo difficilissimo momento si può affrontare meglio con la distrazione, la leggerezza, la normalità possibile tra le mura di casa, la paziente e gioiosa attesa e, non per ultimo, con il poco ciurlare nel manico dei politicanti.