OGGI “LA FESTE DI VARÈVIRE”

Nella Chiesetta di Fatima a Santeramo si conserva la statua di San Martino de Porres, protettore dei barbieri, realizzata dal compianto artista Francesco Ciccarone.

Oggi, martedì di Pasqua, a Santeramo è “la feste di “varèvire”. Per chi ci legge da lontano, legga “la festa dei barbieri”, una professione artigianale praticata fino agli anni ’90, per poi diventare categoria professionale di “parrucchieri” per via del salto di qualità impressa in questo fondamentale servizio di igiene alla persona. Per essere precisi e per evitare fraintesi, oggi per i Santermani non ci sarà questo momento aggiuntivo alla grandiosa festività pasquale. Il contagio ci priva anche di questo appuntamento, la cui storica location è stata da sempre quella di Iazzitello, il punto più alto di Santeramo a 514 metri s.l.m. Fino all’anno scorso e a partire dagli anni ’70, il martedì di Pasqua è stata occasione per raggiungere anche a piedi questa località e stare insieme intorno alla Chiesetta di Fatima tra una bancarella di frutta secca e un’altra allestita per la vendita di bevande. Non mancavano quelle per accontentare i bambini per l’acquisto di palloncini. Una volta, alcuni macellai accendevano anche i barbecue (i fecune) per l’arrosto degli involtini di agnello e della salciccia. I più “temerari” di addentravano anche nell’adiacente territorio murgiano per trovare asparagi. Insieme si trascorreva un bel pomeriggio anche mediante l’utilizzo delle strutture sportive del centro “Don Pierino Dattoli”, proprio dinanzi alla chiesetta. I più devoti partecipavano alla celebrazione della santa messa in onore di San Martino de Porres, protettore dei barbieri.

Di Lui sappiamo che <<Martino fu il primo mulatto a essere riconosciuto dalla Chiesa per la sua eroica virtù cristiana. Nato a Lima in Perù il 9 dicembre 1575, era figlio naturale di don Juan de Porres, un hidalgo spagnolo, e di Anna Velàzquez, una liberta di colore di Panama. Juan fu molto deluso per il fatto che suo figlio avesse ereditato i lineamenti e la carnagione della madre, e quando Martino alla fine fu battezzato (il 9 novembre 1579), fu iscritto nel registro come ‘figlio di padre sconosciuto’>>.

Nella piccola chiesa di Iazzitello, oltre alla effigie di nostra Signora di Fatima, nella nicchia posta sull’altare, e a quella della Madonna di Picciano, in una nicchia sul lato destro, si conserva la bella statua di san Martino de Porres che in questo giorno veniva illuminata dai ceri accesi dai suoi devoti. L’autore di questa statua, come di tante altre, fu “nu varivire” di Santeramo, al secolo Francesco Ciccarone. Non fu soltanto un barbiere, ma un grande artista. Di lui, nel libro “Santeramo in Cammino”, così si legge:

Ciccarone Francesco, soprannominato Ceccille sand midece, nacque a Santeramo il giorno 1 ottobre 1903 da Vito Sante, calzolaio, e da Ragni Maria, casalinga, nella casa posta in Vico primo Corso 36 (attuale Via Carso). Il giorno 11 settembre 1993 lasciò questo mondo per incontrare i Santi che per tutta la vita artistica modellò con la carta peste. La sua attività principale era quella di barbiere. Tante le opere realizzate: la Madonna di Piacciano nella Chiesa dell’Annunziata, San Martino de Porres nella Chiesetta di Fatima a Iazzitello, Santa Cecilia ospite del Comitato Feste Patronali, S. Erasmo presso l’asilo M. Rago, ecc. Alcune opere hanno raggiunto anche l’America. L’opera più importante è sicuramente quella dei Santi Medici Cosma e Damiano, a grandezza naturale, che dal 1927 sono conservati nella Chiesa della Madonna del Carmine di Santeramo, che gli valse il soprannome con il quale è ricordato ancora oggi”.

Come altri, il compianto artista Francesco Ciccarone è riposto nella dimenticanza della cultura santermana, ovvero nell’ignoranza diffusa, dura ad essere superata per lasciar posto alla coscienza e conoscenza che Santeramo ebbe tra i suoi figli, Uomini illustri che anche oggi possono insegnare molto a quanti presumono di sapere tutto. Quindi, da una festa mancata, abbiamo tratto spunto per ricordare e ricordarci di avere un debito di riconoscenza verso tanti ammirevoli Personaggi, che è destinato a permanere fino a quanto la comunità santermana non si renderà conto di essere figlia di una grande Storia.

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