Michele D’Ambrosio, rieccoci. L’ho ascoltata ai microfoni di “Politica.live”, felice creatura dell’accoppiata Colapinto-Gatti che in diretta porta nelle nostre case voci e intendimenti di chi dovrà assicurare a Santeramo un sindaco per i prossimi cinque anni. Ringrazio l’emittente per l’opportunità che offre a tutti noi e sono a lei.
La sto seguendo anche nelle sue ad oggi effettuate performances facebookiane.
Dal suo dire stralcio:
“non voglio eludere alcun tipo di domanda”, “il cittadino ha il diritto di porre domande ed è del sindaco il dovere di rispondere sempre”, “ sono sempre chiaro fino in fondo, sempre trasparente e leale” , “ nelle cose sempre e soprattutto avere garbo”,” sempre dire la verità ” e concludere: “ mai
trascendere”, “ chi trascende si misura”, “ un’Amministrazione si misura dal comportamento del suo sindaco”, “ al proprio sindaco ogni cittadino ha il diritto di fare radiografia e risonanza magnetica”) .
Sa a quali conclusioni lei mi porta? Al suo predicar bene e razzolar male. Male giacché tra il suo dire e operare manca connessione memoria-bocca. Abbia la compiacenza di seguirmi e glielo dimostrerò abbracciando, seppure a volo d’aquila, alcuni fra gli illuminanti e significativi comportamenti da lei tenuti nel corso della sua quasi completa consigliatura 2012/2017.
Serata di fine maggio 2012. In una Piazza Garibaldi speranzosa che vedeva lei eterno gregario e portatore d’acqua assurgere a primo cittadino, il suo saluto “ Buongiorno Santeramo, Buongiorno!” accompagnato dell’autoreferenziale “ è tornato il sereno!”. Effetto immediato e miracoloso di tanto arrivo! Sorpresi ne annotammo la modestia.
All’avversario superato al ballottaggio non il saluto che circostanza richiedeva ma l’ invito “ Vito Zeverino, accetta un consiglio, lascia stare la politica, non è cosa per te”. In chi ascoltava, stupore e perplessità per tanta rozzezza. “Sempre essere garbati” come galateo dambrosiano raccomanda?
Grossolana, sorprendente e rivelatrice la sua gaffe alla prima seduta del Consiglio. Lei cresciuto a biberon e politica, disinvoltamente sorpassando la disposizione che vuole il Presidente essere eletto fra tutti i consiglieri, si arrogò il diritto di farlo “motu proprio”. Elesse infatti il fido Manicone. Colto in fallo e per questo immediatamente impallinato dall’attenta opposizione, fu costretto a ritornare sui propri passi. Prima avvisaglia dell’ inclinazione sua ad esercitare il ruolo di “uomo unico al comando”. Ne avremmo avuto ripetuta conferma nel prosieguo.
All’audace che deciso l’attaccò definendola “ uomo che ha vissuto di religione e usato la propria fede per fini carrieristici”, “guida cittadina dai saluti e sorrisi farisaici”, “ sindaco che presuntuosamente non accoglie suggerimenti e che vive un bigottismo esasperato e esasperante”, “ sindaco che gode di una nutrita cerchia di baciapantofole” , “ primo cittadino con cui mai si avrà un confronto”, replicò: “ non mi preoccupo di uno scritto che lascia il tempo che trova; mi preoccupo della cultura degenerata che si è viscidamente insediata nella società. Mi preoccupo del nazismo che ancora subdolamente alberga nella mente di giovani culturalmente malati”.
Non la circostanziata risposta che ci aspettavamo ma fuga dal rispondere con oltretutto rifugio nel criptico Chiamar picche e rispondere bastoni.
Data da riportare a futura memoria il 19 marzo 2015: Pubblica Riunione presso Sala Giandomenico di Palazzo Marchesale. Verso l’incauto (più che provocatore) che interessato ad accertarsi che posti di prossima assegnazione in biblioteca non avessero a prendere direzione “amici degli amici”, lei esplose improvviso, irruente, irrefrenabile, in ira e urla culminate nella “cacciata” dell’immondo. Indice minaccioso puntato: “ ,,, laggiù è la porta. Fuori! Fuori! Fuori!”. Impensabile. Ma dove attingeva il potere di farlo? Non era mica nell’orto di casa sua. Risultato? Una pubblica riunione portata da sua incontrollabilità a clima da bettola. E il suo raccomandar garbo sempre?
A proseguire (stessa serata), quasi non fosse bastato quanto accaduto, altro suo più preoccupante rivelarsi.
Richiesto del perché e per quanti pini appartenenti alla Casa di Riposo aveva autorizzato l’abbattimento, lei assicurava trattarsi di sei/sette giovani piante destinate a far spazio a costruzione “ fiore all’occhiello della mia Amministrazione per alloggio di quattro/ cinque barboni aggirantisi per le vie del paese in compagnia di cani randagi”.
Nella mattinata successiva alle assicurazioni da lei date nella serale pubblica assemblea ( e mica al bar del paese) il numero delle piante abbattute ( e con sradicamento non ancora ultimato ) risultò prossimo alla trentina. Foto pubblicate su più testate giornalistiche ne confermarono l’abbattimento. Lei sindaco, già incapace di contenersi e privo del rispetto verso se stesso e la comunità che rappresentava, si rivelò bugiardo.
Per molto meno un sindaco dignitoso è portato a sfilarsi di dosso la fascia tricolore e tornare a casa. Per lei invece tutto scivola liberamente come acqua versata su un inclinato muro di marmo. Tutto a lei è permesso.
Avanzare ( come è stato ampiamente fatto) formale richiesta di presentazione e ottenimento di atti autorizzativi all’abbattimento dei trenta e più pini ( di prescrizioni ne sono previste ben undici fra domanda da presentare all’Autorità Competente, tagli subordinati ad autorizzazione di ispettorati compartimentali, pareri vincolanti da parte del Corpo Forestale dello Stato, attestato di inesistenza di soluzione alternativa all’abbattimento e via elencando) è stato tutto un pestare acqua nel mortaio. Mai una risposta. Eterno inscalfibile muro di gomma. Solo arroganza e strafottenza. Nella più completa supponenza di onnipotenza. Eppure la risposta alla richiesta era per lei atto dovuto.
Persiste nel blaterare che “ ogni cittadino ha il diritto di porre domande ed è del sindaco il dovere di dare sempre risposte”. Non le pare di avere una gran faccia tosta? Ma sotto le ali di quali protettori lei è rifugiato? In sede giudiziaria a tenerle compagnia dovrebbero esserci quanti non hanno voluto vedere né intervenire.
Va proprio dimenticato che per la realizzazione dello stabile, ad oggi inutilizzato, sono stati sottratti ai nostri anziani della Casa di Riposo ben 400 metri quadri di pineta, spesi 800/900 mila euro, nessuna sistemazione offerta ai quattro /cinque poveri barboni nel frattempo evaporatisi? Unici sopravvissuti i cani. Sempre più numerosi, liberi, affamati e pericolosi. Che grande successo ! Una operazione veramente con i fiocchi.
Potrei continuare con la mai concordata inversione del senso di marcia di Via Iacoviello, fonte di frizioni, dissensi, traffico impazzito e ricorsi necessari a ripristinare ordine. le autoritarie e scriteriate fermate degli autobus di linea portate persino sull’irragionevole corrispondenza di ingressi a esercizi lavorativi, le occupazioni del Comune da parte di commercianti, dipendenti Tradeco, personale mensa scolastica, la lagnanza della coordinatrice regionale alla Protezione civile, finita sui giornali, per la tardiva sua segnalazione della situazione venutasi a creare in occasione della grande nevicata. Ma lei crede, D’Ambrosio, che la gente abbia memoria così corta da aver dimenticato i suoi capricci e trascuratezze?
Nelle dichiarazioni rilasciate a “ Santeramo.live” lei ha assicurato “ non non ho voluto ascoltare il comizio tenuto da S, Zeverino e D. Bellisario (vigilia votazioni 2012/2017) perché “cattivo”. Come si possa ritenere “cattivo” un comizio che non si è voluto ascoltare, per me comune mortale è incomprensibile. Lei, forse, fra le tante doti di cui si accredita, possiede anche quelle divinatorie. Ad ogni modo ritengo aver lei perso la buona occasione di rendersi conto di quanto il suo partito fosse venuto a scoprirla “reuccio inguaribile egotista” ( “ io, io, io”, sempre “io”, immancabilmente “io”) e della necessità di tagliare un cordone ombelicale per non continuare, con lei, a farsi del male da soli.
Nel prosieguo appare’ in tutta evidenza il non aver lei ancora “digerito” i 184 voti che l’allontanarono con il suo 22,74% dal ballottaggio 2017 finito nel testa a testa Franco Nuzzi – Fabrizio Baldassarre e successo di quest’ultimo.
Quanto al “piangere” l’avvenuta vendita per mano grillina della 1900 Alfa Romeo che nel suo interregno tanto la scorrazzò in lungo e in largo sino al brusco disarcionamento del quasi completato suo quinquennio, c’è sempre il potersi convertire al più modesto, risparmioso e apprezzato uso di una personale più umile utilitaria. L’adeguato rimborso spese è assicurato. Lo fanno tanti sindaci lungo tutta la penisola. Lei sarebbe capace di simile decisione? Ne dubito fortemente.
Viviamo una campagna elettorale alquanto unica nel suo genere: mai tanto ritardo nella partenza, mai tanta confusione nei suoi sviluppi. C’è di tutto: chi prima entra in coalizioni e poi ne esce, chi accetta le primarie, viene sconfitto e, anziché rimanere valida spalla del compagno vincitore di cordata, fugge senza fornire spiegazione alcuna, chi ha predisposizione a cambiare casacca con la facilità con cui ci si cambiano i calzini. Un vero ottovolante da corsa imprevedibile, Una sorta di maionese prossima ad impazzire come nelle mani di neo iscritti all’istituto alberghiero.
Si incrociano e scontrano pareri e convincimenti: “ bisogna ricordare che la seconda candidatura a sindaco di Michele D’Ambrosio sarebbe stata cosa dovuta, quasi normale“ ( R. Paradiso), “Michele D’Ambrosio è noto per arroganza e presunzione; per fare il sindaco venderebbe l’anima al diavolo” (M. Difonzo), “D’Ambrosio non è una bandiera dei valori di sinistra, è la furba ripetuta riproduzione di se stesso; divide per perpetuarsi politicamente”( Santermano).
Novità dell’ultim’ora: “ manifesti elettorali vengono affissi in più luoghi del paese da candidati irrispettosi di normativa e decoro. Dal sindaco apertura di procedura sanzionatoria”. In questa storia di affissioni selvagge e illegittime, lei, D’Ambrosio, c’entra qualcosa? In caso affermativo non ne sarei sorpreso.
Sempre a proposito di sue locandine e manifesti vari, vedo che il suo nome è fatto precedere dal titolo “professore” .Mi permetta chiederle: “ è titolo conquistato con regolare quadriennale percorso universitario o inserimento di straforo per sua frequenza lavorativa (insegnante di ore di religione) in luogo in cui operano docenti effettivamente laureati? Gli atti attinenti la sua passata carica di sindaco, come li ha firmati? Chiedo questo giacché so per certo che fra i cinque aspiranti in corsa per Palazzo di Città vi sono tre ben conosciuti avvocati e un altrettanto noto affermato ristoratore.
Io, ad oggi, continuando a ritenerla solo un incaricato di insegnamento della religione cattolica, non vorrei averle tolto qualcosa di sua spettanza.
Buona corsa a voi cinque concorrenti.
Vinca chi sogna anche l’impossibile ma che realizzi almeno l’indispensabile. Santeramo non può attendere oltre.
Pinuccio Lucarelli
(pinucciolucarelli@libero.it)
Ma com’è che un cittadino santermano che risiede fuori è così attento e informato e vuoi vedere che molti che vivono a Santeramo si lasceranno impapocchiare di nuovo dal previticchio… (Speriamo di no!)
Persona Vincenzo sempre pronta a spendersi gratuitamente per gli altri generoso attento e altruista e il sindaco che potrebbe cambiare il volto alla nostra Santeramo
Cosa fai nella vita?
Mi scrivi e annoto tutto ciò che dice D’Ambrosio così da avere i miei cinque minuti di notorietà sul giornaletto.
Miei complimenti che bella vita!!!
Buongiorno sig. Pinuccio, ho visto che ha citato stralci estrapolati da un mio commento.
Vorrei precisare che io non ho espresso la mia critica su D’Ambrosio come persona, ma solo su singoli aspetti politici cercando di argomentare le mie valutazioni in maniera puntuale senza trascendere in gratuiti attacchi personali (poco dopo, l’ho definito anche politicamente inteligentissimo).
Se un mio commento dovesse risultare involontariamente offensivo sul piano personale nei confronti di chiunque (un candidato, un politico, un altro commentatore, ecc.), invito chiunque a farmelo notare, chiederò scusa per l’errore, che sarebbe sinceramente non voluto, e non commenterò più.
In un precedente articolo, ho notato che un commentatore (di cui condivido le idee) ha fatto un velato riferimento ad una famosa frase di Enrico Berlinguer che è passato inosservato ma che io ho davvero apprezzato:
“Io le invettive non le lancio contro nessuno, non mi piace scagliare anatemi, gli anatemi sono espressioni di fanatismo e v’è troppo fanatismo nel mondo“.
Volevo intervenire anche a sostegno di Giovanni Riviello, non l’ho fatto solo perché non volevo offuscare l’eleganza del suo silenzio, già rilevata da un altro commentatore.
La chiamata!!!!
… E questo è solo l’inizio…
Fuochi pirotecnici… altro che Adelfia – Montone.
W Sant’ Erasmo!!!!
” I forestieri, come sempre, troveranno larga
Ospitalità”.
Un saluto ai Cavalieri e ai lettori, Franco Labarile