LA TRAPPOLA DEL 4 MAGGIO

Se la fase 2 sarà avviata soltanto per motivi di natura economica, potrebbe risultare un errore strategico.

Sembra ormai certo: il 4 maggio sancirà la fine del lockdown e l’avvio della fase 2. A dichiararla sarà il Presidente del Consiglio; a deciderla, spero, le Autorità Sanitarie. Povera Italia se non si seguirà questo criterio perché la tutela e la salvaguardia della salute pubblica viene prima di ogni altra decisione. Se la fase 2 sarà avviata soltanto per motivi di natura economica, potrebbe risultare un errore strategico. Meglio perdere un giorno in più adesso che cento dopo. Quindi, tanti stanno scandendo il tempo in tal senso come si fa solitamente per l’arrivo del nuovo anno o come facevano i soldati di leva prima di tornare a casa con il congelo illimitato. Pare che circa due milioni e settecentomila ritorneranno in attività. Speriamo bene per loro, i famigliari e tutti noi.

In altre fasce della popolazione, invece, giovani in primis, avverto come se il primo lunedì di maggio sarà il giorno della liberazione, il ritorno alla vita di sempre, la riappropriazione del godimento del tempo a proprio piacere. Ma se il Governo Nazionale si va orientando per togliere i sigilli al confinamento, forse avrà avuto assicurazioni per poterlo fare. I contagi diminuiscono, e questo è un bene. Non tanto ancora il numero che decessi che rimane alto. Tanto per significare che il virus è vivo, efficace, sempre in agguato e tuttora invincibile. Lo sarà fino a quando non sarà individuato l’ultimo asintomatico.

Quindi il fatidico 4 maggio sarà vissuto in una situazione ancora molto pericolosa. Questa data potrebbe essere una trappola. C’è ancora tempo per evitarla. Questo non significa persistere nel lockdown ma, se si deve “riaprire” bisogna farlo con una prudenza maggiore a quella che tantissimi hanno sinora osservato, con molta gradualità. Con i piedi di piombo. Si incominci a spiegare, intanto, che il 4 maggio non deve essere inteso come l’apertura del recinto perché il “gregge” ritorni a pascolare liberamente. Il grande meridionalista Tommaso Fiore scrisse “Un popolo di formiche”. Speriamo che nessuna scriva in futuro “Un popolo di pecore”. Se è proprio necessario aprire i varchi, fosse per me, imporrei per il solo uso del tempo libero e per tutto ciò che lo rende vivibile e gustabile (perché di questo si tratta quando si parla di fine del confinamento non lavorativo), alcune semplici norme da osservare, pena non una multa ancorché salata, ma anche con qualche periodo di salutare ed educativa detenzione. Quindi:

  • Tutti in giro con guanti e mascherina;
  • Ritirata per tutti entro le prime ore della sera;
  • Uso degli automezzi a targhe alterne;
  • In giro non tutti insieme, ma – semmai – a rotazione, con il criterio dell’ordine alfabetico.

Sarebbe già tanto, per il momento. Tutto il resto, in tempi decisamente meno rischiosi. Se non saranno emanate norme “staliniste” di questo genere, vedo già la scorreria di tanta gente, giovani generazioni soprattutto, darsi alla pazza gioia sulla via dei divertimenti più disparati. Le grigliate all’aperto nei giorni della festività di Pasqua dovrebbero insegnare qualcosa. Se sono state fatte in regime di chiusura, figurarsi quando e quanto di più si farà con la morsa allentata. Ora che siamo ancora in tempo, è necessario insistere con i mezzi informativi a disposizione per inculcare nelle menti stravaganti e irresponsabili di tanti che il detonatore del contagio non è stato disattivato. Diversamente, si corre il fondato rischio di ritornare in una situazione peggiore di adesso. Può sembrare che la riflessione di questa mattina sia esagerata. Forse. Ma se penso a tante persone che in questo periodo si sono sacrificate, agli operatori sanitari che continuano ad essere i più esposti, alle immagini dei camion pieni di bare della Lombardia, alle Forze dell’Ordine che sovraintendono alla sicurezza, ai volontari che sopperiscono a tante necessità, al dolore inenarrabile di migliaia e migliaia di famiglie, alla sofferenza degli ammalati e delle persone sole e a tante altre situazioni di somma difficoltà, sarebbe da criminali minare alla base questa condizione ottimale che si sta faticosamente costruendo per ritornare quanto prima alla normalità.

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