IL SAPORE DELLE BRICIOLE

Quanta storia in ogni briciola! In essa la sintesi di una intera stagione lavorativa.

Il senza far nulla prima e dopo il pranzo, induce a stare seduti a tavola un po’ di più. Si ascolta il bollettino di guerra alla tv e ci si nutre per necessità. Sembra che il cibo abbia perso la prelibatezza di una volta. Per esperienza personale, la tv vede se stessa. Meglio non ascoltarla in continuazione. Piuttosto è più utile e necessario mettere in partica quelli che vengono chiamati consigli ma che consigli non sono. Nella prima guerra mondiale, veniva consigliato ai soldati in trincea di non fumare di notte perché il luccichio del sigaro fungeva da bersaglio per il nemico. I più insolenti morirono, centrati sulla fronte dal fuoco nemico perché non mettevano in pratica i consigli. Anche noi oggi siamo in trincea e il nostro terribile nemico non è nella trincea dirimpettaia. È potenzialmente dappertutto. Il suo arsenale distruttivo non riesce ancora ad esaurirsi. Anzi, più è devastante e più si rimpingua. Agisce sempre, non soltanto di notte, e non ha come bersaglio da colpire la lucina della sigaretta. Se si esce dalla strettoia dei consigli, si rischia grosso, ieri come oggi. Allora il desinare di questi tempi deve servire ad altro. Nutrirsi certamente ma anche dialogare. Il punto di partenza è sempre lo stesso. Non può essere diversamente. Si parte dalla pandemia. Si esprimono preoccupazioni particolari e generali. Ci si rincuora a vicenda. Si esprimono opinioni, si fanno “previsioni”, ma, poi, come per incanto, si scantona in altri argomenti. Talune volte fa capolino anche il sorriso come uno squarcio in un cielo denso di nubi minacciose. Il che fa bene in questi periodi quando l’essere continuamente contristati, peggiora il nostro già compromesso umore. Risaltano all’attenzione anche cose delle quali non ci è mai preoccupati della loro esistenza, come osservare sulla tavola le briciole del pane. Cosa sono le briciole del pane pensando ai lauti banchetti o alle scorpacciate fatte in casa e fuori o ai pranzi abbondanti e succulenti? Nulla. Sono briciole destinate ad essere “sbattute” fuori dal balcone per essere cibo dei passeri oppure messe direttamente nel sacchetto della raccolta delle differenziata o trascinate dalla scopa quando si rassetta la cucina. Eppure quanta storia in ogni briciola! In essa la sintesi di una intera stagione lavorativa. Basta pensare ai campi da arare in autunno, alla semina, alla pioggia, alla neve una volta molto abbondante, ai campi verdi prima che si indorano con le spighe mature. Come non pensare pure alla mietitura, ai mulini per la trasformazione dei chicchi di grano in farina e crusca, all’impasto, al forno, alla vendita a dettaglio del pane prima che adorni con le sue fette la nostra tavola. Come non apprezzare la fatica dell’uomo. Se riflettessimo al cammino che ha fatto ogni briciola prima di adagiarsi sulla nostra tavola, forse ne avremmo più rispetto, che significa raccoglierla e mangiarla per quanto sia possibile farlo. Il suo sapore è davvero diverso dall’intera fetta. Provare per credere.

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