IL GIOCO DEL RUBABANDIERA

Verso le amministrative del 2022

In una domenica della prossima primavera, Santeramo sceglierà il nuovo Sindaco ed eleggerà il nuovo Consiglio Comunale. A conti fatti mancano sei mesi, sette al massimo se è vero come è vero che il mese di maggio è quello che preferibilmente il Governo nazionale sceglie per gli appuntamenti elettorali. Nonostante la brevità del tempo a disposizione, in questa città si è come sospesi, come in una sorta di limbo, senza che nessuno assuma pubblicamente la responsabilità di farsi avanti. E’ come il gioco del rubabandiera ovvero di quel gioco da ragazzi che si svolge intorno al fazzoletto tenuto dalla punta nelle mani di un arbitro prima di essere afferrato da uno dei contendenti senza farsi toccare dall’avversario. Quell’arbitro è il tempo che scorre inesorabilmente, il fazzoletto è la cittadinanza che a maggioranza attende di essere portata da una parte o dall’altra e i contendenti sono gli esitanti rappresentanti delle forze politiche. Nessuno si muove, immobili, pronti a scattare ma fermi. E il tempo passa inesorabilmente. Per l’alta posta in palio, è facile scommettere che il gioco del rubabandiera si stia svolgendo nelle sedi e fra i partiti, senza che sinora nessuno porti il gioco dalla sua parte. E’ segno di impreparazione e di irresponsabilità quando mancano duecento giorni circa al voto. Sembrano tanti ma sono ormai pochi se si desidera portare la maggioranza della cittadinanza dalla propria parte. Ci provò di scattare per tempo in tal senso Forza Italia.  «Da oggi avviamo una grande fase di ascolto per dare il nostro contributo al programma di governo che verrà”. Quel giorno era il 23 maggio 2021 quando con un comunicato stampa veniva annunciata l’avvio di una fase di costruzione del progetto definibile “amministrative 2022”. Dopo il roboante annuncio che faceva ben sperare, il buio. Polveri bagnate. Il 13 settembre scorso, inizio del confronto tra Sinistra Italiana, Partito Democratico e Continua il Sereno. Decisioni solo per gli addetti ai lavori. Sarà stato un incontro interlocutorio prima di non produrre nulla, ma proprio nulla se il Partito Democratico non accetterà la candidatura a sindaco di un ex sindaco del quale Dio ci scampi. Il 23 settembre scorso il caro amico D.P. mi comunica di essere alla testa di una lista civica che correrà da sola e il cui simbolo è stato già depositato. Nel mezzo a questo gioco del fazzoletto, il Consiglio Comunale continua a riunirsi in maniera telematica senza che vi fossero serie giustificazione sanitarie mentre il consigliere comunale Michele Digregorio non cessa di emettere comunicati stampa su vari ed insoluti problemi cittadini, del cui effetto elettorale non ho una buona sensazione perché prodotti dalla persona e non da una coalizione. Infine, ogni tanto gira voce di probabili candidati sindaci senza radici. Il fazzoletto continua a restare là. Le forze politiche e le aggregazioni civiche devono sapere che l’arbitro del gioco si potrebbe stancare e potrebbe lasciare cadere per terra il fazzoletto, lasciando i contendenti con tanto di naso, preferendo depositarsi in maniera rilevantissima nel “nongioco” ovvero nell’astensionismo che va evitato con forza e determinazione se Santeramo non sarà convinta per tempo a cambiare sul serio.

 

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One comment

  1. La risposta è estremamente semplice: dietro ai soliti noti c’è il vuoto.
    Nei partiti locali ci sono solo persone evidentemente deboli, senza idee, senza capacità e senza coraggio che fanno politica solo per un proprio tornaconto d’immagine – certamente non perché ci credono veramente – altrimenti non scodinzolerebbero da decenni dietro ai fallimentari soliti noti del malgoverno santermano (sono deluso soprattutto dai ragazzi delle sinistre che vanno dietro a Michele D’Ambrosio).
    Tutte mezze calzette, nemmeno uno con una specie di visione. Eppure sarebbe così facile superare i soliti noti, sono praticamente impresentabili. Basta sbattergli pubblicamente in faccia la loro fallimentare storia politica, chiunque avesse il coraggio di farlo troverebbe subito visibilità e consenso.
    I partiti locali devono proporre gente nuova – il cambiamento deve partire nelle loro sedi e circoli – chi ha dimostrato di non essere capace non deve essere riproposto. Questa è una regola ovvia di ogni democrazia.
    Se venisse candidato sindaco uno degli attuali consiglieri di minoranza (o qualche altro solito noto) noi cittadini non ascolteremmo quello che ha da proporci per il futuro, ma lo giudicheremmo direttamente per quello che ha fatto nel passato.
    VIA I SOLITI NOTI

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