T.R.C. porta nelle nostre case i trenta minuti di una prima intervista a Fabrizio Baldassarre, vincitore straripante del ballottaggio di fine giugno scorso che ha portato 5Stelle al cielo.
All’emittente il ringraziamento per il servizio che viene ad interrompere un silenzio da deserto del Namib e per chi ha voglia e soprattutto disponibilità di tempo a leggermi ( ben conscio che vi sono molti più interessanti passatempo cui rivolgersi) una personale riflessione su uno dei nove punti posti in discussione, ovvero “presenza di un sindaco ombra”.
Partirò, ne sono costretto, un po’ a monte, tornando ad occuparmi di un personaggio che, a parer mio, andrebbe gratificato di tombale silenzio. Ma, a volte, il tacere su certi comportamenti può essere letto come un accettarli. Non è il mio caso.
Nei giorni in cui vi fu chi, esasperato, ebbe finalmente a decidere di prenderlo per gli orecchi e accompagnarlo alla porta dell’ufficio di cui era titolare in qualità di primo cittadino, non fui il solo a temere per la salute del nostro autoritario, irrispettoso e arrogante insegnate di religione, pervenuto a Palazzo di Città per grazia ricevuta. Il pur sempre democratico consenso popolare non è segnato da crisma di infallibilità: può sbagliare . Ed errore fu, io credo, il nostro mandarlo a Piazza Municipio di fascia tricolore cinto.
Disarcionato, umiliato e privato di potere ma sempre cocciutamente convinto d’essere, per il bene di tutti, l’uomo della Provvidenza, voce sanificante e mai contrastabile, tememmo fortemente una sua caduta in una qualche forma di depressione.
Così non è stato e tutti ne siamo felici.
I 3285 voti di preferenza conquistati nella competizione elettorale, oltre che preservarlo da sprofondamento depressivo, gli hanno restituito rafforzata baldanza e convinzione d’essere uno che conta veramente e che, sempre per il bene collettivo, non può mancare. Deve esserci insomma. Sempre e comunque. Di qui il promuoversi, motu proprio, a “sindaco ombra”.
Con una intervistatrice nell’occasione e ininterrottamente per tutti i trenta minuti veramente brava nelle domande dirette, corpose, attinenti e conseguenziali, Fabrizio Baldassarre ha mostrato, in maniera palpabile, quanto nel suo dna vi è di stile, garbo, compostezza e cultura A noi il capire e convincersi come il suo essere giunto ad una cattedra universitaria non è arrivo “per caso”.
Sollecitato, immediata è stata la sua risposta all’autoinvestitosi ex inquilino di Palazzo di Città: “ in effetti alcuni cittadini ricevono informazioni sull’avanzamento di lavori e iniziative di cui qualcuno, in parte forse giustamente, si appropria;… questo non ci preoccupa, non ci vede assolutamente gelosi della proprietà dal punto di vista intellettuale per cui questo non è assolutamente un problema per la nostra Amministrazione…è un problema di onestà intellettuale da parte delle persone che decidono di comunicare in certo modo”.
Chiaro per tutti? A me pare risposta espressa in maniera inequivocabilmente comprensibile, priva del ben minimo alzar di voce, in tutto garbo e stile e, a un tempo, ben impacchettata, infiocchettata e debitamente rimessa al destinatario. Che contenga poi il sommesso e sottinteso invito a riflettere su certi comportamenti e iniziative è compito del destinatario scoprirlo e, possibilmente, farne tesoro.
C’è volontà a capire? Visti i precedenti, qualche dubbio appare più che lecito.
Detto di un ex che non pone freno all’autopromuoversi, a Fabrizio sindaco la domanda: ” In un ambiente variegato quale il nostro, dove porterebbe un eventuale prolungarsi di ‘giocar di fioretto’?“