E’ forse giunto il momento – a mio avviso – di chiedersi: “Di chi è la colpa della disfatta pandemica in Puglia, del mio collega medico, prof. Pierluigi Lopalco, o del governatore Michele Emiliano che lo ha scelto, prima come consulente per l’emergenza sanitaria in Puglia e poi come assessore alla Salute?” Perché non si possono più tollerare errori nella gestione di un’emergenza fatta di morti e di sofferenza, soprattutto se gli errori sono reiterati e vengono commessi ripetutamente da chi governa la Sanità regionale. Ma ancora più grave è constatare che gli autori degli stessi non riconoscendo i propri sbagli, continuano a trattare il tragico evento sanitario come una diatriba politica e non come una vicenda sociale. Se si potevano accettare errori all’inizio della pandemia, diventa insostenibile constatare dopo più di un anno, una gestione caotica e farraginosa, fatta ancora di improvvisazioni, con provvedimenti assunti il giorno prima e poi ritirati il giorno dopo. I dati ultimi raccolti confermano in Puglia un’alta incidenza di contagi fatta con numeri a tre cifre per la provincia di Bari attestata in data 11 aprile a 530 casi di contagi ogni 100 mila abitanti, 379 in provincia di Foggia, 213 in provincia di Taranto e 154 in provincia di Lecce. I morti aggiornati al 13 Aprile, invece, sono stati in tutte le sei provincie oltre 50. I ricoveri sono a quota 53% dei posti letto disponibili nei vari reparti di malattie infettive e pneumologie. Percentuale, quest’ultima, superiore di ben 13 punti alla soglia critica stabilita dal Ministero. Mentre la situazione in terapia intensiva registra un tasso di occupazione del 44%, quando il limite massimo fissato dal Ministero, per non incorrere nel rischio intasamenti da solo Covid, è invece del 30%. Inevitabile, quindi, chiedersi: “In che misura sono tutelati i cittadini pugliesi?” Un interrogativo, anche questo, d’ obbligato considerati gli ultimi posti che occupa la nostra regione nella macabra classifica che individua il numero di contagiati e di morti, causati direttamente e indirettamente dalla pandemia. Allora, se il virus anche con le sue varianti è lo stesso in tutto il territorio della nostra nazione, perché qui da noi si muore di più? E, soprattutto, chi ha responsabilità nella nostra Regione è in grado di portarci fuori dal guado, visto che la battaglia è appena agli inizi e non si prospetta di breve durata? Le premesse, come pure le decisioni finora assunte dalle alte cariche istituzionali locali, fanno temere il peggio. La battaglia si sta consumando sul territorio e anche se non ci viene detto dove si muore di più o di meno a causa del Covid, è facile capire che le falle, numerose in Puglia, sono a livello di vertici. Gli Interventi e i rinforzi andavano assegnati lì dove il fronte è più debole, dove i decessi sono più numerosi. Continuando con la metafora, verrebbe pure da chiedersi: “A cosa serve potenziare l’artiglieria se il nemico ha già occupato il territorio?” La nostra Regione è fra quelle che ha un numero di contagi più alto in Italia, ma anche tra quella dove non si effettua un numero adeguato di tamponi, per controllare la diffusione del virus fra i cittadini. Infatti, è saltato il tracciamento pandemico. Le terapie intensive sono al collasso e molti cittadini sono contagiati senza sapere di esserlo. Dall’inizio della pandemia la Puglia con i suoi quattro milioni di abitanti, ha effettuato poco più di un milione e novecentomila tamponi, con cui sono state testate un milione circa di persone. Quindi è stato controllato un solo cittadino ogni quattro, ammesso che non siano stati conteggiati i tamponi plurimi eseguiti su uno stesso paziente. Tutte le regioni del Nord hanno fatto meglio e finanche la Campania e la Calabria sono più avanti di noi nella lotta al covid! Allora, piuttosto che inseguirlo il virus perché non precederlo, facendo tamponi gratuiti a tutta la popolazione pugliese, non solo quando si è verificato un contagio all’interno di un aggregato? Perché non eseguire radiografie ed indagini ematologiche a domicilio, anziché intasare i Pronto soccorso ed i reparti ospedalieri? Ma non riusciamo neppure a capire come mai non viene potenziata la sanificazione degli ambienti e dei mezzi di trasporto pubblico, dove è stata riscontrata un’alta presenza di carica virale, oltre che batterica. Però, dopo oltre un anno dall’attacco virale, continuare ad assistere ad errori così banali dovrebbe suscitare non poche preoccupazioni non soltanto nei comuni cittadini pugliesi, ma soprattutto in coloro che hanno ruoli di responsabilità nella gestione della Sanità pubblica nella nostra regione. E, forse, non soltanto a livello regionale.
Ugo Lombardi