D’AMBROSIO APPIEDATO ?

Contava d’essere portato, candidato unico e indiscusso, alla conferma di un ulteriore quinquennio a Palazzo di Città.

Con la sua uscita “Io sono pronto! Sono pronto a governare Santeramo per i prossimi cinque anni” (pubblica riunione di domenica 2 ottobre scorso) ne aveva ufficializzato intenzioni e desiderio.

I sogni però non muoiono solo all’alba ma possono evaporare anche in vista dell’immediato traguardo di completamento di un quinquennio di consigliatura.

Abbandonato dal suo stesso partito (disposto solo ad offrirgli la chance delle primarie) e da colui che aveva voluto designare a suo “consigliere particolare”, un preavviso di sfratto da Piazza De Simone non è da escludere poter essere già in dirittura d’arrivo.

Se così fosse, tornerebbe fra di noi comuni mortali un incorreggibile capriccioso, tronfio e autoritario.

Del resto, una sua immediata caduta non sorprenderebbe più di tanto. Che qualcosa di nuovo e importante potesse maturare era nell’aria. La conferma nella rilettura del documento targato PD-Sinistra Italiana-Socialisti Autonomisti ( 14 dicembre scorso) dal titolo “ Al via una piattaforma programmatica del Centrosinistra” là dove è evidenziata la volontà a “voler dar vita ad un processo di recupero della capacità di saper ascoltare la Città in tutte le sue rappresentanze”. Ascolto appunto; ciò che in D’Ambrosio è completamente mancato.

La sua occasione l’insegnante di religione l’ha avuta. Sprecandola. Nei comportamenti interpretando al peggio un ruolo che richiede cultura, umiltà, confronto e appunto una grande ma grande capacità di ascolto.

La strada nell’ostinato cammino dell’ “io comando” porta a vicolo cieco. Insegnando che da solo non si va da nessuna parte.

Se per D’Ambrosio caduta sarà, noi tutti bene faremmo a ritornare sulle parole pronunciate dal nostro Carlo Cardinale in occasione del capitombolo di Vito Lillo sindaco (aprile 2011). “…la caduta di un sindaco non porta in assoluto nulla ad una città perché offre la dimostrazione che ci si è sbagliati a puntare su quel nome e su quella coalizione… io non mi unisco alle grida di giubilo scomposte, ai brindisi con champagne, ai sorrisi a sessantaquattro denti… il fallimento di una amministrazione comunale, del suo sindaco e del suo programma è anche il fallimento di una Città”.

Chiaro invito alla riflessione e alla concretezza.

Domani sarà sempre un altro giorno. Auguriamocelo migliore. A noi affrontarlo con sano senso della misura.

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