Penso che qualcosa per la funzionalità ospedaliera sia rimasta all’interno delle struttura.
La cronaca è piena: gli ospedali sono al collasso e l’intrepida Sanità italiana, ancorché maltrattata dai Governi nazionali e regionali, sta facendo i salti mortali per dare assistenza alla moltitudine dei contagiati. Ospedali da campo, posti letto nelle chiese e delle sacrestie, capannoni, ecc. sono attrezzati per far fronte alla domanda esponenziale di cura.
A Santeramo c’è una struttura che fino al 2000 è stata il fiore all’occhiello della sanità pugliese. Meglio non ricordare la sua efficiente funzionalità fino a quel tempo garantita per non riportare alla mente ricordi di quando la politica tagliava a “carne viva” posti letto, servizi e strutture sanitarie nel nome di un risparmio pubblico all’interno del quale il malaffare ha sguazzato in lungo e in largo.
Ora si può riparare. L’ex Ospedale santermano, intitolato al grande benefattore Don Francesco Iacoviello che continua a rivoltarsi nella tomba, può essere attrezzato nel modo migliore possibile che gli operatori sanitari possono suggerire per curare i contagiati.
Ovviamente bisogna fare in fretta. Penso che qualcosa per la funzionalità ospedaliera sia rimasta all’interno delle struttura (letti, rete per la distribuzione dell’ossigeno, ecc), che, riattivata e integrata con la necessaria strumentazione sanitaria, può essere di supporto a quanti non potranno essere ricoverati per suturazione degli ospedali della zona.
Sarà gradita questa proposta? Se condivisa, l’assopita politica santermana si attivasse.