COVID: “LA CROCEROSSINA” DI BARTOLOMEO PARADISO

In trincea, tanti operatori sanitari che, da eroi, stanno combattendo la terza guerra mondiale.

Qualcuno si chiederà: “Cosa c’entra la bellissima tela di Bartolomeo Paradiso (1878 – 1971) “La Crocerossina” (1917, 93 x 157) con la tragedia del covid? In apparenza, nulla. Ma non è così. E’ una tela che, ancorché realizzata oltre un secolo fa per raffigurare una scena dolorosa della Grande Guerra, rappresenta la nostra drammatica attualità, se la si guarda con gli occhi del cuore. Sullo sfondo, due militari portano una barella con un militare ferito. In primo piano, la protagonista con camice bianco e con una cosa nella nuda mano sinistra, presumibilmente una piccola cassetta da pronto soccorso, in uno scenario apocalittico con un Caduto sulla destra, filo spinato e fumo di esplosione di ordigni bellici sullo sfondo. Più o meno, il grande Bartolomeo l’avrebbe disegnata oggi alla stessa maniera. Al posto della barella, ci avrebbe messo un’autoambulanza; al posto del filo spinato, le barriere chiuse degli ospedali che in tantissimi luoghi non sono più in grado di accettare ricoveri; al posto della premurosa Crocerossina, una infermiera bardata con mascherina e guanti e sullo sfondo i fumi velenosi della politica che non perde occasione di litigare dinanzi alla memoria di 40 mila morti Italiani. Al posto di quel Caduto, Bartolomeo avrebbe avuto l’imbarazzo della scelta: se disegnare una bara sola e senza conforto, un deceduto lontano dalla famiglia, un camion militare come quelli visti a Bergamo, uno scorcio di terapia intensiva dove, il più delle volte, Dante Alighieri avrebbe riscritto: “Lasciate ogni speranza, voi ch’intrate”. Non per colpa dei valorosi Medici, quanto per la strutturazione della Sanità Italiana che, come non mai, ha dimostrato il suo fallimento, frutto di politiche da “sedia elettrica”. Per amore della verità, l’idea di scrivere velocemente questa news, mi è stata offerta dal mio caro amico Franco Labarile, discendente della stimata famiglia santermana, individuabile con il nomignolo “La Tevèrne”, con il quale, grazie alla politica “forte con i deboli e debole con i forti”, nel 2004 abbiamo condiviso un periodo di lavoro presso la biblioteca comunale. Eravamo in quattro dipendenti comunali senza poter far nulla. L’unico lavoro era quello di sollevare continuamente l’avambraccio sinistro per controllare il lento scorrere dell’orologio. Anche quello, sotto certi aspetti e per alcuni dipendenti comunali da punire in maniera indiscriminata, era tempo di sofferenza. Ma il tempo è sempre galantuomo e lo ha dimostrato ampiamente. Spero che sia anche così per il superamento del covid. In trincea, tanti operatori sanitari che, da eroi, stanno combattendo la terza guerra mondiale. Quando finirà, occorrerà ricostruire l’Italia e il mondo, ovviamente. “Una ricostruzione che, guardando le macerie che ogni guerra lascia, mi ha annotato Franco nell’inviami la carolina del quadro, non potrà prescindere dall’ iniziare la sua opera proprio dalla Sanità Pubblica”. E’ così. Cosa, aggiungo, che potrà essere possibile, con una classe politica all’altezza del gravoso impegno. Con quella in auge, non si va da nessuna parte. Grazie, caro amico Franco.

 

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2 comments

  1. Dico: Christine Farese Sperken e Ubaldo Fraccalvieri

  2. Una doverosa precisazione
    Ringrazio Franco Porfido per le amichevoli parole.
    Preciso che l’ immagine riprodotta in foto dell’opera di Bartolomeo Paradiso è stata da me tratta dal Catalogo della Mostra : Bartolomeo Paradiso pittore antifascista. Mostra che si tenne dal 7 al 22 Novembre 1998 presso la Sala Consiliare del Comune di Santeramo. Catalogo a cura di Christine Farnese Sperken e Ubaldo Fraccalvieri. Patrocinio del Comune di Santeramo in Colle.
    Un saluto, Franco Labarile

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