CARTOLINA DI SPERANZA

Questi momenti possono riservare inaspettatamente dettagli della vita che in situazione di normalità, non pensiamo neppure che esistano.

Tra una “uscita” e una “entrata” nelle camere della mia abitazione, succede sovente di affacciarsi alla finestra per notare segni di vita. Ogni tanto si intravede una persona munita di mascherina e con buste della spesa tra le mani; un ragazzo che porta a spasso il cane; alcune volte si ode il rumore di un’auto; qualcuno è affacciato alla finestra; talune volte, vi vedono donne che sciorinano i panni sul balcone e poi tanto silenzio, surreale da a una decina di giorni in qua. Se non parli con la mente, rischi di addormentarti anche per il calore primaverile del sole che dolcemente filtra dai vetri della finestra. Sembra che non ci sia più vita. Non si ascolta più una parola se non di tanto in tanto quando il tono vocale riscaldato di una mamma riprende i figli in gabbia. Ogni tanto, poi, un gatto attraversa a piccoli passi la strada, né è padrone e non ha bisogno di ripararsi sotto le auto in sosta. Il cielo è solcato da uccelli, non tanti. Delle rondini ancora nessuna traccia. Ho intravisto, però, il volo elegante di qualche falco grillaio. Sembra che la vita sia tutta qui e non vi è altro in attesa del “cessate il fuoco”. Eppure questi momenti possono riservare inaspettatamente dettagli stupendi che in situazione di normalità, non pensiamo neppure che esistano tanta è la frenesia della vita anti contagio che facciamo e, se esistono, non ci facciamo caso perché abbiamo sempre qualche cosa di urgente da fare.

Dopo aver accuratamente ispezionato il terreno come se avesse un drone incorporato, ecco una gazza ladra che imbecca un rametto, raggiunge la sommità di un palo della luce e poi spicca il volo all’interno delle fronde di un albero di pino dove sta costruendo la casetta per i suoi piccoli. Come è strana la vita, mi sono chiesto: noi avevamo tutto a disposizione sino a pochi giorni fa e ora è come se non avessimo nulla, anzi, non abbiamo nulla che ci può soddisfare se non la scorta di cibo e di bevande per sopravvivere; quel volatile non aveva nulla, non ha nulla, però ha tutto. Ha la gioia di muoversi, di non “dar conto a nessun virus”, di lavorare per il suo nido, di alzarsi in volo nel cielo azzurro, di verseggiare con il suo cicaleccio aspro e sgradevole, di trovare il suo amore. Che rabbia per chi è agli arresti domiciliari! Forse, tra le cose da riscoprire quando usciremo dalle trincee, sarà il gustare le piccole cose della vita, quelle che si danno per scontate, che la nostra fretta non ci fa vedere. In una parola, sarà cosa buona essere sempre immersi nella bellezza della vita, delle sue piccole cose e di tutto quello che di straordinario la circonda, mettendo in subordine il conto bancario e bandendo dai nostri sentimenti ogni rancore. Questa cartolina spero sia di incoraggiamento e di buon auspicio per tutti e se a qualche caro amico lettore capiterà di notare una cosa simile, un fiore che cresce nel vaso del suo balcone, una parola che viene da “lontano”, un sorriso, un saluto del vicino, bene farebbe a farsi emozionare. Gli occhi non servono per vedere ma per guardare. Il cuore, solo per amare.

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