BREXIT: COLDIRETTI PUGLSIA AGRICOLTURA A PAGARE IL CONTO; EXPORT REGIONALE +41,5% IN 5 ANNI

A  pagare il conto della Brexit non deve essere l’agricoltura che è un settore chiave per vincere le nuove sfide che l’Unione deve affrontare, dai cambiamenti climatici all’immigrazione alla sicurezza. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, nel commentare positivamente l’accordo raggiunto sull’uscita ordinata della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Un risultato che – sottolinea Coldiretti – evita il rischio dell’applicazione immediata delle regole WTO in caso di “hard Brexit” e quindi dell’arrivo di dazi e ostacoli amministrativi e doganali alle esportazioni Made in italy.

Le esportazioni di prodotti agroalimentari dalla Puglia al Regno Unito sono aumentate del + 41,5 % negli ultimi 5 anni, aggiunge Coldiretti Puglia, un valore che rischia di essere pesantemente colpito dalle barriere tariffare e dalle difficoltà di sdoganamento che potrebbero nascere da una Brexit senza accordo.

“Su un valore totale di 139 milioni di prodotti agroalimentari pugliesi esportati, oltre il 70% dell’export riguarda l’ortofrutta, pari a 97,5 milioni di euro, mentre si assiste ad un calo del 31% negli ultimi 5 anni delle importazioni dal Regno Unito. Per sostenere crescita e nuove opportunità di lavoro occorre investire sulla competitività del Made in Italy a partire dall’agroalimentare che è un elemento di traino per l’intera economia in Italia e all’estero”, ha detto il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia.

I dazi per ora ‘bloccati’ – afferma Coldiretti Puglia – saranno gli stessi di quelli cui sono soggette le merci provenienti da paesi 3^ con cui l’UE non ha concluso accordi commerciali che sono in media del 44,8% per i prodotti lattiero-caseari, del 17,8% per la carne e dell’11,4% per il pesce, secondo l’elaborazione della Commissione UE.

“Parallelamente sui mercati ci troviamo ad arginare iniziative come quella dell’etichetta a semaforo inglese – ha concluso il presidente Muraglia – legata principalmente all’azione di 4 grandi multinazionali del cibo come Coca cola, Pepsi Co, Mars e Nestlè, colossi che dispongono di risorse e leve pubblicitarie e commerciali finalizzate ad influenzare i comportamenti e gli orientamenti all’acquisto del consumatore medio”.

Con l’accordo – continua Coldiretti – si creano le condizioni anche per il mantenimento della tutela giuridica dei prodotti a indicazioni geografica e di qualità (Dop/Igp), almeno fino alla fine del periodo transitorio, che incidono per circa il 30% sul totale dell’export agroalimentare Made in Italy e che, senza protezione europea, rischiavano di subire la concorrenza sleale dei prodotti di imitazione da Paesi extracomunitari. Nel prossimo quadro finanziario dell’Ue bisogna però evitare di indebolire l’agricoltura, che è l’unico settore realmente integrato dell’Unione, poiché ciò significherebbe minare – aggiunge Coldiretti – le fondamenta della stessa Ue in un momento particolarmente critico per il suo futuro. Il 90% dei cittadini europei secondo Eurobarometro – conclude la Coldiretti – sostiene infatti la politica agricola a livello comunitario per il ruolo determinante che essa svolge per l’ambiente, il territorio e salute.

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