ATTENTI A QUEI TRE. COMUNICATO USB.

Riceviamo e ben volentieri pubblichiamo.

Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil hanno escogitato un sistema geniale per giustificare ogni sciagurato e nefasto accordo che Natuzzi ordina loro di firmare: dire che, se non avessero firmato quel determinato atto, i danni sarebbero stati maggiori di quelli effettivamente realizzati. Naturalmente, Natuzzi, che ha tutto l’interesse che le sue pretese siano legittimate dalla controparte sindacale, dà una mano. Ad esempio, nell’Accordo del 22 marzo 2016 sottoscritto in sede Ministeriale, ad un certo punto è stata appioppata la frase che lo stesso accordo evita un’eccedenza di personale quantificabile in 788 unità! Da dove escono questi 788 esuberi? Qualcuno ne aveva già sentito parlare? Certamente nel verbale precedente, su cui è stata chiesta la proroga, questo numero non compariva.

Questa tattica è di per sé infallibile, infatti, chi mai può confutare le asserzioni dei sindacalisti, sostenendo che se non avessero firmato i danni, viceversa, sarebbero stati minori? Nessuno. Purtroppo, a noi comuni mortali non è dato sapere se la storia fosse andata in altro modo, sarebbe stato meglio o peggio. Quindi, è fin troppo banale aggiungere che, se le sopra citate OO.SS. non avessero firmato tutto quello che invece hanno firmato, non sapremo mai se i danni sarebbero stati in misura superiore o inferiore. Possiamo soltanto giudicare ciò che concretamente è stato sottoscritto e, a nostro modesto avviso, sembra proprio il caso di dire che anche nell’ultima occasione Fillea, Filca e Feneal i danni li hanno combinati e anche abbastanza grossi.

Di fatto, il già citato Accordo del 22 marzo 2016, persevera nell’aberrante strategia di esiliare più di trecento lavoratori a Ginosa, senza che quest’ultimi abbiano mai dato il mandato a nessuno dei firmatari di decidere per loro, mentre il resto del personale viene coperto dal Contratto di Solidarietà. Viene spontaneo chiedersi: “perché il CdS non si applica a tutti gli addetti della Natuzzi Spa, come è giusto e doveroso fare, senza tradire il fine per cui tale ammortizzatore sociale è stato emanato?” Tra l’altro, ci sono le condizioni per farlo, considerato che la Legge Fornero prevede che la riduzione media dell’orario di lavoro possa raggiungere il 60% di quello contrattuale, invece l’accordo in esame la fissa al 40%. La risposta dei tre firmatutto è laconica e allo stesso tempo sconcertante: “perché Natuzzi ha detto NO”.

In pratica questi pseudo sindacalisti preferiscono essere presi a pesci in faccia dai lavoratori, cosa che avviene spesse volte negli ultimi tempi, piuttosto che dare un dispiacere al padrone, sottraendosi ai suoi diktat.

Ma al danno si aggiunge la beffa quando si specifica che per esigenze di maggior lavoro l’entità della riduzione dell’orario potrà essere modificata o addirittura sospesa. In sostanza, si dispone che, se dai mercati dovessero giungere maggiori commesse, toccherà a chi è in produzione soddisfarle, ma di richiamare al lavoro chi è stato esiliato a Ginosa neanche a parlarne; viceversa, quest’ultimi potranno rientrare nei siti operativi solo nel caso di dimissioni di colleghi in Solidarietà. Come a dire: “a Ginosa sono parcheggiate le riserve, ma se qualche titolare decide di andar via, chi fa il bravo può sperare di essere ripescato”.    

Tuttavia, ciò che del Verbale fa davvero rabbrividire è il quarto comma della parte seguente le premesse, ove si specifica che la Natuzzi Spa non effettuerà licenziamenti collettivi negli stabilimenti di Jesce 1, Jesce 2, Laterza, La Martella e l’Headquarters di Santeramo in Colle. Come mai non è menzionato anche il sito di Ginosa? Si tratta di una semplice dimenticanza o la spiegazione è che a Ginosa, a differenza delle altre unità produttive, si procederà a licenziamenti collettivi. Magari ad ottobre come fisiologico proseguo della Cigs per cessazione attività e con la firma dei sindacati confederali, tanto a loro basta poco per giustificarsi, devono solo ricorrere al solito trucchetto di dire che, se non avessero sottoscritto l’accordo, il numero dei licenziati sarebbe stato più ampio.

Per quanto sin qui esposto, l’Unione Sindacale di Base non può far altro che opporsi, con ogni mezzo a sua disposizione, all’ennesimo scempio ratificato lo scorso 22 marzo dalla Natuzzi Spa, con la complicità delle federazioni di categoria di Cgil, Cisl e Uil, annunciando altre manifestazioni di lotta per tutelare l’intero organico dell’azienda santermana e l’economia del territorio in generale. In quanto riteniamo che continuare nell’illusione di poter vincere la concorrenza dei paesi emergenti mettendo le mani in tasca alle maestranze per tagliare il costo del lavoro e dividere l’organico tra titolari e riserve è una scelta fallimentare, ottusa e ingiusta.

E’ lo stillicidio occupazionale alla Natuzzi Spa a dimostrarlo.

Noi non lasceremo che questa azienda si estingua definitivamente dal nostro territorio e ci batteremo affinché ridiventi competitiva, valorizzando la qualità del suo prodotto e la professionalità di tutti i suoi dipendenti.

Questa è la nostra opinione e, come sempre, ci assumiamo ogni responsabilità del contenuto rendendolo pubblico, così chi vuole criticarla o agire di conseguenza può farlo, avendo elementi scritti nero su bianco. I pettegolezzi, le offese personali e le accuse senza paternità non ci interessano.

Quelle cose le lasciamo bisbigliare ad altri.

Concludiamo rivolgendo un’ultima domanda a Fillea, Filca e Feneal che in questo periodo stanno cercando strenuamente di convincere i lavoratori della Natuzzi della bontà della ricollocazione esterna: “ma se sono così convenienti le cosiddette New Co. perché non date il nulla osta per mandarci i vostri Rsu, Rsa e adepti vari?”.

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