Egregio Sig. Governatore, Le vengo in soccorso. Soccorso informativo. Nulla di più.
La cortesia di persona amica, che stimo particolarmente, mi offre quest’oggi la gradevolissima sorpresa di poter percorrere per intero, in registrazione, i venticinque minuti di sua permanenza presso Palazzo Marchesale di Santeramo (serata di giovedì 26 scorso).
Dal suo intervento, pacato e concettoso, colgo: “Non ho avuto il piacere di conoscere il papà di Vincenzo che per la sua passione politica ha sacrificato e persin’anche trascurato un po’ anche la sua stessa salute”. Esatto. E quindi continua: “conoscendo Vincenzo mi sono fatto un ’ idea di chi era suo padre”. Sono qui ad aiutarla.
Da un mio scritto dell’anno 2007 estraggo: “Chiunque non ha avuto modo di conoscere Peppino Casone, ne sono convinto, ha perso qualcosa di sano e di bello. Peppino odorava di pulito. In quella formidabile compagnia che annoverava Pierino Porfido, Franchino Cassandro, Mario e Sino Giannelli, Susca e tanti altri che più non rispondono oggi all’appello, guardavo a lui con gli occhi e la volontà del più piccolo che vuole imitare il più grande. Poi la vita ci ha separato: lui rimasto a Santeramo con il suo impegno politico, io altrove per lavoro.
Tutto nella vita di Peppino è stato normale: non mancava di prudenza, sapeva mediare, praticava l’importanza del costante confronto con le idee altrui e sapeva rivedere le proprie, obbligandosi a riconsiderarle. Peppino gran signore. Era capace di gentilezze finissime lui così pronto nell’offrirsi al servizio della gente. Sono in tanti quelli che a lui devono qualcosa. A lui ho voluto bene e penso che anche lui ne abbia voluto a me. Dall’ormai mia vecchissima agenda non ho cancellato il suo nome. Non potrei.
Torno a riaffidare il ricordo di Peppino ed Etta a Vincenzo e Daniele.
Signor Governatore, se ha avuto tempo, modo e disponibilità a leggermi in queste poche righe, la ringrazio.
E concludo. Sa quale immagine mi ha suggerito la sua presenza l’altra sera a Santeramo? Quella del padre attento che, accortosi di qualche intemperanza di troppo in casa propria, interviene, con garbo e chiarezza, ricordando a tutti (qualunque sia l’appartenenza partitica di ciascuno) che il nostro paesello ha” farina, olio e acqua” a sufficienza. E che non è perdonabile sprecare ricchezza.
Pinuccio Lucarelli
Viareggio, 29 maggio 2022