“In aula ci si contagia, studenti a casa per tutto aprile”: parola di Lopalco.
A quel tempo, gli uomini si misero in testa di arrivare in cielo. Provarono a costruire una torre e, per punizione, Dio scompigliò i loro velleitari proponimenti facendoli parlare in lingue diverse. Nel nostro tempo, è peggio. Gli uomini parlano nella stessa lingua, quindi si intendono fra di loro, ma i loro proponimenti sono contrastanti e contrapposti. Una per tutte l’ultima dichiarazione del Dott. Pier Luigi Lopalco, assessore alla Sanita della Regione Puglia che, in una intervista a La Stampa, ha affermato: “In aula ci si contagia, studenti a casa per tutto aprile”. Come lui, anche tanti altri. Quindi, è stato compreso che il pericolo numero uno è dentro la scuola ma nessuno si decide a chiuderle per il tempo necessario fino al passato pericolo. Che si perda un anno, è poca cosa se in gioco è la salute. Tutt’al più, nel prossimo, si fa un anno in due. Ma dire queste cose, significa tirarsi addosso l’ira di tanti “dio genitori” che, ammalati di egoismo, pretendono – a prescindere – che scuole non devono chiudere. A questi genitori, fossi nella possibilità, toglierei loro la patria potestà perché non vogliono il bene dei loro figli che, nelle proprie case, sono pericolose mine. L’altro ieri, N.G., mio caro amico, mi ha raccontato che lui, insieme ad altri quattordici componenti la famiglia, è stato contagiato da un bambino. Questo può avvenire in una qualsiasi famiglia. Con le scuole chiuse, il rischio è molto, molto ridotto. Al “preoccupato” assessore regionale, vorrei controbattere dicendo che se le scuole vanno chiuse, lo decide la Regione Puglia e, se il Tar impugna la decisione, un attimo dopo, se ne un’altra fino a stancarsi. Credo, infatti, che si è un po’ tutti stanchi di due cose: dello scontro decisionale tra apparati dello Stato come quello, ad esempio, tra Regione Puglia e Tar, e degli inutili appelli che sin dal primo momento non sono mai serviti a nulla. C’è tanta gente in giro che con le buone continua a non comprendere che deve osservare le regole anti contagio. Per questa gente, occorre bel altro. Occorre una politica di severe punizioni, le sole che possono contribuire ad ammorbidire le tantissime teste più dure della pietra. Ciò che è avvenuto ieri ai Navigli di Milano, come a Santeramo, e in tantissime città, ha confermato che lo Stato deve fare lo Stato come si deve, evitando di utilizzare ancora inutile parole di buon senso. Anche in questo caso, siamo dinanzi ad una torre di Babele: lo Stato usa parole buoniste e tanta gentaglia non le “comprende”. Siamo, quindi, in un passaggio veramente decisivo per sconfiggere questa pandemia. Occorrono vaccini, decisioni serie e necessarie, e polso, tanto polso. Anzi, soprattutto polso.