Se ad un bambino viene tolta di bocca la caramella, è inevitabile attendersi pianti e strilli.
E’quanto in questi giorni di avvio dei motori della competizione elettorale alle porte, potrebbe capitare a D’Ambrosio.
Partendo da apprendista garzone della politica, attaccato nel tempo ora a calzoni ora a giacca di questo o quel notabile di turno, per una vita intera ha sognato di approdare a Palazzo di Città. Finalmente giuntovi, e a tutt’oggi in sella in questa vigilia di scadenza quinquennale, non sorprenderebbe se non volesse sottostare alle primarie. A sostenerlo la ferma convinzione di aver fatto tutto bene. Il timore di sparire dalla ribalta, dalla notorietà, dalle telecamere, dalle interviste, di non disporre più di auto blu e tornare alle sue orette di insegnamento della religione cattolica, probabilmente gli regala giornate tormentate.
Né mi sorprenderebbe se il rimettersi in gioco fosse da lui ritenuto cosa ingiusta, non accettabile, né comprensibile.
A dissolvere le sue ansie non contribuisce il comunicato emesso in data 13 scorso dal segretario PD Putignano che ai richiami di circostanza (“lasciamoci alle spalle il tempo delle divisioni…lavoriamo ad unire…andiamo alle primarie strumento democratico e trasparente che consente a tutti di stare nel centrosinistra con la propria storia e il proprio percorso”) fa seguire il conclusivo “sappiamo d’aver governato bene… e tu D’Ambrosio, nostro iscritto e sindaco uscente guidaci nelle primarie e nella competizione elettorale”.
Se umanamente nutro comprensione per le tormentate ore che D’Ambrosio vive, è altrettanto vero il mio non trovare nello scritto del segretario una totale limpidezza. A parer mio manca nel documento il coraggio a voler essere chiari sino in fondo. Non si può dire “hai operato bene” quando ben conosciuti e vissuti sono i suoi ripetuti colpi di testa, i tanti capricci, la cocciutaggine a voler imporre sempre e comunque il proprio punto di vista, l’incapacità a confrontarsi e ascoltare, la tanta ripetuta strafottenza. In definitiva i suoi reiterati comportamenti da fastidiosissimo ducetto.
E’ mia personale lettura e come tale nulla da insegnare. Solo da valutare; accettare o respingere.
In definitiva, a chiare lettere a D’Ambrosio va detto che chi in questo quinquennio ha politicamente ucciso D’Ambrosio è stato d’Ambrosio stesso. Non altri, né il PD che in questa fase finale di consigliatura è comprensibilmente portato, per amore di partito e di immagine, a riserbare al suo e nostro primo cittadino una pillola il meno amara possibile. Edulcorare la situazione non serve.