BUON 1° MAGGIO

E’ una festa che non può esser dimenticata perché rappresenta una tappa molto significativa del cammino dei lavoratori.

Il contagio impedisce di stare in piazza per la festa del 1° Maggio. Anche il famoso concertone di Roma sarà seguito in maniera diversa. Per chi nella vita non ha mai dimenticato questa importante ricorrenza mondiale, sarà festa lo stesso, da soli ma in comunione di pensiero con tantissimi altri. E’ una festa piena di valori che non può esser dimenticata perché rappresenta una tappa molto significativa del cammino dei lavoratori per l’affermazione dei propri diritti, contro lo sfruttamento e per la conquista della dignità, come pure presidio della democrazia e della libertà.

Anche a Santeramo quello di oggi è stato sempre un appuntamento vissuto e partecipato, anche se negli ultimi anni ha mostrato segni di raffreddamento da punto di vista della partecipazione. Dai folti cortei fino agli anni ’90, aperti dalle note festanti della banda musicale, si è pian piano passati a una partecipazione ridotta, ma comunque importante fino all’esposizione del 2019 di soli cartelli rivendicativi e di denuncia, adagiati sui pali della segnaletica stradale. Quest’anno, nemmeno questo: da Piazza Municipio, dove era la location storica del raduno, ci ritroveremo a piazza divano, ma il pensiero per molti viaggerà nei ricordi, e sono tantissimi.

Durante il periodo fascista, quando anche la festa del 1° maggio era impedita, i lavoratori santermani più coraggiosi perché sostenuti da una incrollabile fede politica antifascista, si riunivano di nascosto in compagnia di qualche bicchiere di primitivo e intonando canti rivoluzionati, “Bandiera rossa”, su tutti. “U trappite de cecerette”, dove ora è Via Togliatti e sulle cui rovine, è stata costruita una serie di palazzine, precisamente sul lato sinistra oltre gli Uffici Asl, ospitava questo appuntamento. Talune volte, invece, il raduno clandestino si svolgeva in alcuni locali in contrada “La Guardiola”, su Via Altamura.

Dalla fine della seconda guerra mondiale, la massa dei lavoratori, soprattutto composta da braccianti agricoli, bardava a festa Piazza Municipio prima di attraversare con gioia tante strade cittadine, concludendo il percorso in Piazza Garibaldi con il comizio da parte di un rappresentante delle organizzazioni sindacali Cgil Cisl Uil. Fino agli anni ’80, la festa si prolungava fino a sera in Piazza Municipio, animata dalla presenza di gruppi musicali e dall’intonazione continua “W il 1° Maggio, W i lavoratori”. Ma il 1° maggio fino ai predetti anni ’80 era anche un giorno di “guerra” tra i lavoratori comunisti e quelli socialisti per il primato della presenza e per la vendita copiosa dei quotidiani “L’Unità” e “Avanti, rispettivamente organi ufficiali del P.C.I.  e del P.S.I.

Ora non più. Ma il 1° Maggio non andrà in cantina. La dilagante tecnologia che ha migliorato le condizioni di lavoro e le “comodità” sociali conquistate dai lavoratori, non impediranno di dimenticare questa ricorrenza. Il complesso e articolato mondo del lavoro contiene ancora tanti obiettivi da raggiungere e tante contraddizioni da superare verso forme di lavoro sempre più dignitose, contro i mai soppressi tentativi di sfruttamento soprattutto nei confronti di tanti lavoratori di colore e dei ragazzi, per l’occupazione delle donne e dei giovani, per i precari e per tutte quelle categorie che vivono in continua apprensione ed incertezza per il presente e per il futuro Se la festa ha mutato i connotati organizzativi e partecipativi, la necessità e la validità di vivere il 1° maggio restano tutte intatte. Allora, a tutti, buon 1° Maggio.

 

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One comment

  1. Caro Franco Porfido…

    Ti giunga il mio saluto sincero in questa giornata
    Importante che non deve passare sotto silenzio.
    Bene fai ad aprire queste finestre mnemoniche che consentono di riappropriarsi della nostra microstoria. Per chi come noi ha avuto la fortuna di poter dare un contributo per la difesa della democrazia tali ricordi non sono soltanto
    nostalgia. Se oggi possiamo ancora scrivere o parlare liberamente lo dobbiamo a migliaia di cittadini che hanno lottato per noi pagando anche con la propria vita. Voglio condividere con te, in questo momento difficile, il ricordo di un’altra tragedia che ci interessò. Era il 23 novembre del 1980 e ” le desolate terre di Lucania” e dell’ Irpinia furono devastate da un sisma violentissimo. Dalla Camera del Lavoro di
    Santeramo, insieme ad altri compagni, partimmo
    come soccorritori volontari. Ricordo ancora la percezione olfattiva della ” puzza della morte” quando arrivammo. Era un’alba livida e fredda e arrivammo prima dello Stato. Ho voluto ricordare questo per dirti che se allora furono i tuguri miserabili e abbandonati a cadere sotto la violenza del sisma, oggi sotto la violenza del Virus potrebbe crollare anche la nostra democrazia. Facciamo in modo che non accada. Ti saluto fraternamente e ti giungano forti le note dell’ Internazionale Socialista. W il Primo Maggio. Franco Labarile

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