MIA CARA PRIMAVERA…

Lettera aperta, immaginando.

Mia cara Primavera, bentornata. Non è che l’inverno sia stato particolarmente rigido, ma è bene averlo lasciato alle spalle, pur sapendo che potrebbe ancora reagire. Un antico adagio, infatti, recita: “Ci marze la vole fèe, lagnèere de mène te fèce cadèe (se marzo la vuole fare, le unghie dalla mani ti fa cadere). Ma, speriamo che questo non sia il nostro caso. Quest’anno posso solo immaginare la tua bellezza. Immagino gli alberi in fiori, il mandorlo e il pesco in particolare; anche il fragno fiorisce; i fiorellini spontanei e l’erba ovunque appena fuori dalle mura; la Murgia con i suoi profumi tra i sassi; pure le orchidee uniche al mondo sono come collana che adorna il tuo arrivo; le rondini che sono lì per lì per arrivare. Immagino la fragranza ubriacante dell’aria pura e le correnti di maestrale che donano ristoro. Dall’altura di Iazzitello, immagino di vedere la pendice del Pollino, forse ancora innevato e dalla tribuna della Guardiola, stupendi tramonti. Immagino le distese dei campi che sembrano tanti tavoli da gioco dove a vincere è la promessa della natura di saziarci di fumento. Immagino il contadino che prepara l’orto e il potatore per donarci i rametti d’ulivo per la grandiosa festività delle Palme. Immagino le passeggiate campestri per trovare asparagi e cogliere il primo profumo del timo (u senapudde) e di altre erbe aromatiche. Immagino, sì, immagino. Perché solo questo possiamo fare questa volta per il tuo trionfale arrivo. Immagino pure, e voglio sperarlo, che tu sia anche nostra medicina per allontanare l’assedio di questo flagello.

Mia cara Primavera, non ci deludere. La tua invasione gioiosa e ristoratrice sia di buon auspicio per tutti affinché, almeno nella prossima tua venuta, piuttosto che immaginare come siamo costretti a fare in questo tempo con il naso appiccicato ai vetri della finestra, ti veniamo incontro per abbracciarci sorridenti.

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