DOMINGO ARIANO ISTITUITO ACCOLITO

Il nostro caro seminarista santermano ha ricevuto il ministero dell’Accolitato a Molfetta: una vita che assume sempre di più i connotati di un servizio gratuito, totale e disinteressato, per Cristo, per la Chiesa e per i poveri del nostro tempo

Il nostro giovane seminarista santermano, Domingo Ariano, pennagiornalistica cui la nostra redazione si sente inevitabilmente affezionata, èdivenuto accolito. Accolito. Non “alcolico” come di primo acchito potrebbesembrare di capire dalla parola appena detta: seppure con del vino, in fondo,un accolito abbia anche a che fare. Nel suo cammino di formazione alla vitapresbiterale nella Chiesa Cattolica, Domingo, in occasione del conferimento delministero dell’Accolitato, ha esclamato nuovamente il suo “eccomi” al Signore ealla Chiesa: un “eccomi” sigillato già il giorno dell’Ammissione tra icandidati all’Ordine Sacro del Diaconato e del Presbiterato (avvenuta il 17settembre 2017) e riconfermato in occasione del conferimento del ministero delLettorato (avvenuto il 17 dicembre 2017); un “eccomi” che ora sta giungendoagli ultimi sgoccioli prima dell’incardinazione nel clero della diocesi diAltamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti. “Sapere di aver ricevuto l’ultimoministero laicale prima delle Sacre Ordinazioni infonde in me sentimenti altempo stesso di fascino (per una chiamata che supera la volontà meramente umanae apre squarci di infinito) e di timore (per un’elezione che ingloba, come inogni cammino vocazionale autentico, la grande cifra dell’Assoluto oltre chedell’indeterminato, tra un Dio che continua a chiamare e numerosi segni deitempi che ci interpellano)”: parole di un ventiquattrenne che non possonolasciare indifferente un comune lettore del nostro tempo, ancor più se immerso inun generale analfabetismo di vocaboli (e di inerenti realtà, scelte e stili divita) quali la trascendenza, la comunione, il servizio integralmente oblativodi tutto se stessi (e non solo di una parte del proprio tempo, magari adefinito scopo filantropico-volontaristico).

E nel pomeriggio di domenica scorsa, 16 dicembre 2018, durante la solenne Celebrazione Eucaristica presieduta da Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Domenico Caliandro, arcivescovo di Brindisi-Ostuni, all’interno della Cappella Maggiore del Pontificio Seminario Regionale Pugliese “Pio XI” in Molfetta, è stato conferito appunto il ministero dell’Accolitato a Domingo Ariano e ad altri quindici giovani pugliesi, come anche il ministero del Lettorato ad altri undici giovani della stessa Puglia. “Il debito da pagare per raggiungere la gioia è la conversione” – così si è espresso il vescovo salentino nei loro confronti, in occasione lieta anche liturgicamente data la ricorrenza d’Avvento della Dominica Gaudete.

Conversione: sì. Tutti, anche i più credenti, devono convertirsi ognigiorno: cioè, c’è un necessario atto di volgere lo sguardo, il cuore, l’intelligenza,tutto di noi stessi verso un profondo Senso, che spesso possiamo incrociarenelle  nostre quotidianità e cheimmancabilmente ci inquieta sino alle viscere”: così risponde Domingo ai nostriocchi strabiliati per il come si possa parlare di conversione per uno che è giàcredente. E poi incalza: “La mia vita e la mia fede si basano non su sensi ebontà generici ma su una Persona vivente e ancora veniente, Gesù Cristo: perquesto, non potrà mancare, nel mio presente e nel mio futuro, lo zelo di testimoniarela bellezza di una vita dedicata agli altri e intesa non altro che come untassello che si ingloba in un grande piano d’amore… perché noi, prima chepossiamo anche sforzarci di amare, siamo già amati dall’eternità da Qualcunoche ci supera e osa addirittura farsi nostra esperienza”.

E il ministero dell’Accolitato, in effetti, è fortemente legato aqueste parole di dedizione e servizio, di consacrazione e comunione d’amoretotalmente oblativo. Gli accoliti non sono altro che uomini scelti (già nellaChiesa primitiva) per il compito di aiutare presbiteri e diaconi nellosvolgimento delle loro funzioni: nel preparare la Mensa d’Altare durante leSante Messe; nell’accompagnare i fedeli ad una viva spiritualità eucaristica (perché è l’Eucaristia il vertice e la fonte di ogni azione ecclesiale ad intra e ad extra); nel poter distribuire come ministri straordinaril’Eucaristia a tutti i fedeli, anche agli infermi. Da sottolineare questaduplice direzione di un unico servizio: servire il Cristo nelle divine liturgienon solo non può essere disgiunto ma addirittura è da considerarsi la stessa emedesima cosa di servire i poveri, gli ultimi, gli ammalati, i bisognosi diquesta terra. “L’Eucaristia è davvero sacramento di unità e carità: per unseminarista, un consacrato, un prete, che non può mai dimenticare che finanche inogni respiro sia chiamato ad essere offerta gradita a Dio come sacrificiospirituale; per ognuno di noi, che spesso siamo tentati da dualismi e millepolarizzazioni di personalità; per l’intero Corpo ecclesiale, che è un unico Corpo poiché partecipa ad unico Pane” afferma raggiante il neo-accolito. E poisoggiunge: “Come ci insegnano molti Padri nella fede, lo stesso amore per ipoveri è liturgia”.

A Domingo i nostri fervidi auguri per un cammino che possa portarlo aprofumare di Dio e di popolo. A lui e a ciascun uomo di buona volontà, infine,una provocatoria ed eucaristica esortazione agostiniana verso chi si accosta alsacramento del Pane e del Vino eucaristici: “Siate ciò che vedete e riceveteciò che siete”.

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